Artrosi di Spalla

Artrosi di Spalla

Il termine artrosi (o osteoartrosi) deriva dal greco e significa processo degenerativo dell’articolazione. È una malattia cronica (chiamata anche artropatia o, a volte impropriamente, artrite) che può colpire tutte le articolazioni e consiste sostanzialmente in un’usura articolare che peggiora nel tempo. Il danno inizia a livello della cartilagine ma poi col tempo interessa anche l’osso (osso sub-condrale), i tendini, i legamenti, la capsula e tutte le strutture dell’articolazione.
La degenerazione di queste strutture è causa di dolore articolare, riduzione del movimento e limitazione funzionale.

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Esistono varie cause di artrosi della spalla:

Artrosi primaria, artrosi da lesione della cuffia dei rotatori, artrosi post traumatica, artrite reumatoide e necrosi avascolare della testa dell’omero.
Per questo motivo, anche se l’artrosi interessa più spesso il paziente anziano, può interessare anche il paziente giovane, soprattutto se in seguito a trauma o frattura della testa dell’omero, questo perché gli interventi di riduzione e sintesi, eseguiti dopo una frattura della spalla, non sempre riescono a ripristinare la corretta anatomia dell’articolazione.

L’infiammazione ed il dolore alla spalla sono i sintomi più frequenti. Questi sono causati dal fatto che, senza cartilagine, le ossa sfregano direttamente l’una contro l’altra. Il dolore generalmente è un dolore sordo che si sviluppa gradualmente nel tempo, può essere un dolore continuo o intermittente (va e viene). Generalmente è peggiore al mattino e migliora con il movimento ma può peggiorare con un uso intenso. Un’articolazione artrosica può irrigidirsi e diventare gonfia, può sembrare ingrandita o deforme. Per questo la flessione e la rotazione diventano difficili ed il movimento può risultare limitato. Anche se l’artrosi non può essere curata, la diagnosi precoce e il relativo trattamento può rallentarne la progressione, alleviare il dolore e migliorare la funzione.

Diagnosi

Per la diagnosi è importante raccogliere la storia del paziente con un’anamnesi completa ed effettuare esame fisico specialistico. Anche la radiografia, ed eventualmente, esami di laboratorio saranno utili per la diagnosi.

La radiografia è sufficiente per fare diagnosi e mostra restringimento dello spazio articolare, erosione delle ossa, eccesso di liquidi nelle articolazioni, speroni ossei (osteofiti) o altre anomalie (geodi).
Qualche test di laboratorio effettuato sul sangue o sul liquido articolare stesso, talvolta può aiutare ad escludere altre malattie che causano sintomi simili all’artrosi.

Nel momento in cui è necessario un intervento chirurgico per artrosi di spalla è necessario eseguire esami più approfonditi. La TAC serve per studiare i capi ossei ed eseguire un planning accurato dell’intervento chirurgico. A volte puó essere necessario eseguire una risonanza magnetica per studiare lo stato dei tendini della cuffia dei rotatori.

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Trattamento

Trattamento conservativo dell’artrosi di spalla

L’artrosi di spalla è una malattia degenerativa irreversibile. Ciò significa che si può tentare di controllarla o di rallentare la sua evoluzione, ma ancora oggi non è possibile
il recupero di un’articolazione danneggiata. Un trattamento precoce puó comunque curare il dolore e rallentatare l’evoluzione. Un programma di trattamento non chirurgico generalmente associa farmaci antiinfiammatori e/o antidolorifici, modifiche dello stile di vita e fisioterapia.
I FANS (Farmaci Anti-infiammatori Non Steroidei) ed il cortisone sono utili per il controllo del dolore e dell’infiammazione. Assumerli cronicamente per tanto tempo è però sconsigliabile per i possibili effetti collaterali (gastriti e ulcere, osteoporosi). Gli oppiacei, come la morfina, sono molto efficaci contro il dolore ma possono portare ad assuefazione. Il consiglio è quindi quello di utilizzare i farmaci solo nelle fasi più acute della malattia e non a lungo termine.
Esistono anche integratori alimentari come glucosamina e condroitin-solfato possono aiutare ad alleviare il dolore dell’artrosi, tuttavia la loro efficacia non è ancora dimostrata scientificamente. (Attenzione: consultare sempre il proprio medico prima di assumere integratori alimentari o altri farmaci). Le infiltrazioni intrarticolari di cortisone sono un altro efficace metodo di trattare dolore e infiammazione ma non dovrebbero essere eseguite in numero superiore a tre in quanto possono essere dannose per tendini e tessuti molli articolari. L’acido ialuronico viene anch’esso a volte utilizzato per lubrificare l’articolazione e ridurre il dolore.
Modificare il proprio stile di vita per adattarsi ad una spalla malata è utile per evitare tutte quelle situazioni che possono causare dolore. Per quanto riguarda lo sport può essere utile il passaggio ad un’attività che solleciti meno la spalla. 
Esistono terapie fisiche, come gli ultrasuoni, la Tecar Terapia, o altre che migliorano la biologia e la funzionalità dei tendini e dei muscoli deputati al movimento dell’articolazione. Se eseguite nelle fasi iniziali possono essere in grado di procrastinare un intervento per lungo tempo, possono quindi fare parte di un programma specialistico di trattamento conservativo risultando invece spesso inutili se eseguite isolate.
La fisioterapia ed un progamma di fitness equilibrato possono migliorare la flessibilità della spalla, aumentarne l’ampiezza del movimento, ridurre il dolore e potenziare i muscoli, andando a compensare almeno in parte i danni articolari causati dalla malattia.
L’applicazione di ghiaccio può essere utile alla spalla malata per brevi periodi, più volte al giorno.

Trattamento chirurgico

Quando i trattamenti non-chirurgici precoci non arrestano il dolore o diventano inefficaci la chirurgia è spesso l’unica alternativa possibile.
La protesi di spalla è l’intervento più comunemente utilizzato, il chirurgo ortopedico sostituisce le parti malate delle ossa con una nuova articolazione artificiale con componenti di metallo e plastica (artroprotesi). L’artroscopia nel contesto dell’artrosi ha un ruolo estremamente limitato e può essere utile solo nelle fasi iniziali per ridurre i sintomi, con risultati non sempre soddisfacenti.
Esistono fondamentalmente due tipi di protesi di spalla: le protesi anatomiche e le protesi inverse.

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Una protesi anatomica (convenzionale) permette di ricostruire una spalla con un impianto più simile all’anatomia ed alla fisiologia di una spalla normale, che permette quindi di avere un’ampiezza di movimento maggiore; tuttavia non è sempre possibile impiantare una protesi anatomica poiché richiede l’integrità della cuffia dei rotatori e un’anatomia non troppo alterata.
In una protesi convenzionale (o anatomica) una “coppa” di plastica viene montata nella tasca ossea della scapola (glenoide), e una “palla” metallica è collegata alla parte superiore dell’osso del braccio (omero).
In una protesi inversa al contrario, la coppa e la palla di metallo sono invertite. La sfera di metallo è fissata alla glenoide (glenosfera) e la coppa di plastica è fissata all’estremità superiore dell’omero.
Una protesi inversa non ha bisogno dei tendini della cuffia dei rotatori per funzionare ma soltanto del deltoide. Per questa ragione in caso di grossa rottura dei tendini della cuffia dei rotatori è consigliabile impiantare una protesi inversa.

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Riabilitazione

L’intervento di protesi di spalla è eseguibile privatamente o con il sistema sanitario e prevede un ricovero di circa 4 giorni. È una procedura sempre più frequente, che prevede, tuttavia, un rigoroso follow-up con regolari visite di controllo e un delicato decorso post-operatorio. Il braccio viene posizionato in un tutore per circa 5 settimane. Tuttavia alcuni specifici esercizi per evitare le rigidità articolari vengono iniziati da 5-6 giorni dopo l’operazione, i punti di sutura vengono invece normalmente rimossi dopo 12-14 giorni.
Una volta rimosso il tutore si inizierà la fisioterapia che mira inizialmente a recuperare l’ampiezza articolare; solo dopo il terzo mese si inizierà il rinforzo muscolare.
L’idrokinesiterapia (fisioterapia in acqua) è molto utile e se possibile si consiglia sempre di effettuarla.
Il paziente è normalmente di nuovo autosufficiente a circa 2 mesi dall’intervento, guida la macchina dopo 2-4 mesi, e raggiunge una buona soddisfazione post operatoria intorno a 6 mesi, i risultati clinici continueranno comunque a migliorare fino a 1 anno dall’intervento.