Lussazione ed instabilità di spalla

Lussazione ed instabilità di spalla

La spalla è l’articolazione più mobile del nostro organismo e, di conseguenza, la più instabile.

Quando una spalla va fuori posto diremo che si è “lussata” e questo può causare la rottura di numerose strutture anatomiche (legamenti, ossa, cartilagine articolare, muscoli e capsula) che generalmente non sono in grado di guarire spontaneamente per cui, soprattutto nei giovani, viene spesso trattata chirurgicamente.

Gli sportivi più soggetti a questo tipo di infortunio sono quelli che praticano sport di contatto come rugby, basket, calcio, hockey, sci e lotta.

Oltre alla limitazione funzionale una spalla instabile può determinare ansia e preoccupazione che la spalla vada nuovamente fuori posto, inoltre nel tempo può causare artrosi precoce.

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Nonostante l’instabilità sia spesso legata ad un trauma, a volte una spalla può risultare instabile anche a causa di iperlassità articolare o per ripetuti microtraumi generalmente dovuti all’attività sportiva (baseball, pallavolo, tennis…), senza che si verifichi necessariamente una lussazione.

 

Diagnosi

Mentre la diagnosi di lussazione è spesso piuttosto immediata, dato che l’alterazione anatomica è visibile ad occhio nudo o comunque palpabile, la diagnosi di instabilità in assenza di lussazione può essere difficile e si basa sulla raccolta dei sintomi, della storia clinica e sulla visita specialistica. In questo caso gli esami di imaging da richiedere sono una radiografia della spalla con proiezioni ascellari particolari e, se necessario, una TAC o una risonanza con mezzo di contrasto intrarticolare.

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Trattamento

Trattamento conservativo

Dopo un primo episodio di lussazione, a meno che non ci siano rischi di recidiva molto elevati, è possibile optare per un trattamento non chirurgico. Questo consiste nel tutelare il braccio in un tutore o reggibraccio per circa due settimane e poi intraprendere un percorso di fisioterapia finalizzato al rinforzo della muscolatura che stabilizza la spalla.

Sfortunatamente però anche una fisioterapia fatta bene è spesso inefficace e le recidive sono molto frequenti in particolare nei pazienti giovani e sportivi.

Trattamento chirurgico

Nel caso in cui non ci siano importanti lesioni dell’osso della glena o della testa dell’omero (Hill-Sachs) è possibile eseguire una riparazione dei soli tessuti molli (Bankart) che, al giorno d’oggi nei centri specializzati in chirurgica della spalla, si preferisce eseguire in artroscopia per ridurre dolore, sanguinamento, gonfiore post-operatorio e velocizzare il recupero, minimizzando le incisioni cutanee ed evitando la dissezione dei tessuti molli. La riparazione consiste nel riparare il labbro glenoideo ed i legamenti utilizzando  ”ancorette” e strumenti chirurgici inseribili attraverso piccole incisioni (tagli) di circa 1 cm.

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Nel caso in cui una lussazione determini un danno osseo o nel caso in cui ci sia un alto rischio di recidiva è consigliabile eseguire un intervento di stabilizzazione della spalla a cielo aperto (Latarjet), che tramite il prelievo e la fissazione al bordo della glena di una parte della scapola (coracoide), è in grado di ricostruire anche la parte ossea danneggiata. In questo caso ci sarà un’incisione (taglio) di circa 5-8 cm nella parte anteriore della spalla. Con questo tipo di intervento il rischio di recidiva è ridotto.

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In alcuni casi selezionati e’ possibile intervenire con procedura di Bone Block. Si tratta di una tecnica interamente artroscopica che mira a trattare sia il danno osseo (tramite un innesto) che i tessuti molli tramite una riparazione standard. E’ una tecnica molto efficace che ha anche il vantaggio di non utilizzare viti metalliche (che possono andare incontro a complicanze), e’ una procedura anatomica perche’ non prevede un transfer tendineo, non prevede un prelievo di osso del paziente e prevede l’utilizzo di una guida per minimizzare i rischi di mal posizionamento.

Riabilitazione

L’intervento può essere eseguito sia in regime di day-hospital che con il ricovero di una notte, con il Sistema Sanitario Nazionale o privatamente.

La riabilitazione ha un ruolo fondamentale nella guarigione e nel consentirvi di tornare alle vostre attività quotidiane.

Nel post operatorio sono previste visite mediche specialistiche di controllo per assicurarsi che il decorso sia regolare e per autorizzare la fase successiva di riabilitazione.

I punti di sutura andranno rimossi (se non riassorbibili) a circa 10 giorni dall’operazione.

Se si esegue l’intervento in artroscopia per evitare movimenti pericolosi della spalla il braccio dovrà essere posizionato per le prime 3-4 settimane in un tutore particolare (a 15° di abduzione). Durante questo periodo sono permessi solo movimenti specifici per evitare le rigidità articolari che saranno illustrati al momento della dimissione. Dopo di che inizierà un programma riabilitativo vero e proprio finalizzato al recupero dell’articolarità passiva e, solo successivamente, anche attiva. Il recupero della forza inizierà solo dopo circa 3 mesi dall’operazione.

Un recupero completo richiederà diversi mesi. Molti pazienti sono in grado di tornare alla propria attività sportiva a 5-6 mesi dall’intervento chirurgico. Anche se si tratta di un processo lento, il vostro impegno per la riabilitazione è la chiave per un esito positivo.

Nel caso in cui venga invece eseguito l’intervento a cielo aperto (Latarjet) il braccio va tutelato in un reggibraccio o tutore per 2-3 settimane, durante questo periodo sarà possibile eseguire movimenti specifici per evitare le rigidità articolari, poi si passerà ad una fase di recupero dell’articolarità. Il rinforzo muscolare inizierà solo dopo 3 mesi dall’intervento. Molti pazienti sono in grado di tornare alla propria attività sportiva a circa 5 mesi dall’intervento chirurgico. Anche in questo caso il vostro impegno per la riabilitazione è la chiave per un esito positivo.